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Digitalizzazione post COVID-19

  • Immagine del redattore: Barbara Riccioni
    Barbara Riccioni
  • 30 lug 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 20 set 2020

Perché smettere di negare e iniziare a educare.



Chi sono i NATIVI DIGITALI? Forse ne avrete sentito parlare o forse vi avrà già stufato sentir etichettare i vostri figli come tali.

I nativi digitali sono tutti quei ragazzi che sono nati e cresciuti in corrispondenza con la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione digitale, tutti quei ragazzi che non hanno avuto e che non hanno nessuna difficoltà nel rapportarsi con essi.


Nativi Digitali è un termine coniato nel 2001 da uno sviluppatore di videogiochi, un tecnico informatico, Marc Prensky. Siamo nel 2020 e, non so cosa ne pensate voi ma per me questo termine è ormai datato.


E allora, stando al loro rapporto con i nuovi mezzi di comunicazione digitale, chi sono oggi i nostri figli?


La pandemia del Covid-19 ha segnato senza dubbio un punto di rottura: i nostri figli, come noi del resto, non sono più gli stessi di prima, quantomeno dal punto di vista digitale.

In questo periodo hanno avuto la possibilità di liberare tutto il potenziale digitale che è in loro facendo un balzo in avanti in termini di uso e consapevolezza del mezzo.


La loro risposta al lockdown è stata immediata e se noi abbiamo fatto fatica ad adattarci loro hanno trovato subito delle soluzioni.

E la loro soluzione è stata digitale.

È stato Internet, sono stati i social, è stato il networking e la condivisione.

Già dal giorno successivo la chiusura delle scuole, con il relativo inizio della Quarantena, i miei figli si sono organizzati con i loro amici e hanno fissato appuntamenti quotidiani in videocall per parlare e videogiocare inisieme. I miei figli non sono mai stati soli. Anzi, forse non sono m ai stati così sociali! I bambini e i ragazzi non potendo uscire e incontrarsi, hanno costruito nuovi spazi di socializzazione virtuali che anche se filtrati da uno schermo hanno permesso loro di condividere e affrontare insieme questo momento. Hanno utilizzato questi spazi in modo creativo: videogiocando ma non solo, creando gruppi di interesse, chi per le Lego chi per lo Sport, chi per le serie tv. I nostri figli hanno saputo sfruttare il momento e le risorse a disposizione in modo creativo.


Lo stesso per la didattica a distanza: se noi adulti (genitori e maestre) abbiamo avuto delle difficoltà nel rapportarci a questa nuova forma di insegnamento loro si sono subito adattati. E non solo per la dimestichezza con la quale hanno fin da subito interagito con le varie piattaforme ma anche per le metodologie di apprendimento che hanno messo in atto. Hanno iniziato a registrarsi durante le interrogazioni, a riprendersi, migliorando così la comunicazione. Hanno creato gruppi di studio e di ripasso sul Web, hanno fatto ricerche e approfondimenti da soli che altrimenti non avrebbero mai avuto modo di fare. Hanno iniziato ad approcciarsi ai quiz online con cui tante volte avranno a che fare nella vita e alle spiegazioni in versione “tutorial” 😊


I nostri figli non si sono bloccati, hanno trovato soluzioni alternative.


Come l’acqua che scorre si adatta agli argini che la contengono, come i byte che scorrono in rete cambiano direzione se incontrano un ostacolo, i nostri figli sono stati flessibili e resilienti. E ci hanno fatto sentire la loro voce.


Per loro, più che per noi oggi, la digitalizzazione non è più un optional, diventa una prerogativa irrinunciabile. E per digitalizzazione o educazione al digitale non intendiamo l’insegnamento all’uso del mezzo, che sia i bambini che i ragazzi sanno già ampiamente fare meglio di noi, ma significa insegnar loro a farne un uso corretto e consapevole che li metta, a loro volta, in grado di sfruttare appieno tutte le possibilità che il digitale mette a loro disposizione.


E noi non possiamo limitarci a negare, scegliendo così la soluzione più facile.


Non possiamo negare perché:

- Non si può arginare un fiume in piena

- Si può solo guardare avanti e non tornare indietro

- Tutto questo apre ai nostri figli delle possibilità che per noi erano inimmaginabili:


vogliamo ancora far finta di niente o vogliamo smettere di aver paura?


Siamo o non siamo i mentori dei nostri figli? Non saremo al loro passo nella digitalizzazione ma il nostro compito sarà guidare, mostrare e insegnare qual è il terreno di gioco sul quale potersi muovere. Dobbiamo mostrare ai nostri figli i pericoli che si nascondono in questo mondo digitale ma dobbiamo dar loro contemporaneamente tutti gli strumenti per potersi muovere al suo interno in sicurezza e in autonomia. Per poter creare, comunicare ed esprimersi liberamente.


Questo mondo appartiene ai nostri figli, il nostro compito è educarli e dar loro gli strumenti per tutelarsi, il loro quello di utilizzare il digitale in modo creativo e sicuro per esprimere se stessi e rendere il Web un luogo stimolante e innovativo nel quale navigare.

Concordi? scopriamo insieme come tutto questo può essere possibile!







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Ciao, grazie per aver letto!

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